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Videosorveglianza solo con espressa autorizzazione

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali  ha risposto con linterpello n. 3 dell’8 maggio 2019ad un quesito del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, in tema di installazione degli impianti di videosorveglianza nei luoghi di lavoro.

In particolare i consulenti del lavoro chiedevano se era possibile configurare il silenzio assenso in un caso di richiesta di autorizzazione all’installazione ed utilizzo degli impianti audiovisivi  ex articolo 4, comma 1, della legge 20 maggio 1970, n. 300, basandosi su quanto disposto dalla legge n. 241/1990  per la quale il silenzio dell’amministrazione competente equivalga ad accoglimento della domanda. La risposta del  Ministero è assolutamente negativa in quanto ricorda che:

"con  nota del  16  aprile  2012 (prot.  n.  7162) l’allora Direzione Generale per l’attività ispettiva di questo Ministero aveva fornito istruzioni operative in relazione al rilascio delle autorizzazioni previste dall’articolo 4 della legge n. 300 del 1970.  In  quella  occasione  era  stata sottolineata  la  necessità  di :

  • considerare  i  presupposti  legittimanti  la  richiesta  di  installazione  di  impianti  di controllo, ovvero l’effettiva sussistenza delle esigenze organizzative e produttive, sottolineando inoltre
  • il necessario rispetto del Codice per la privacy, nonché dei successivi provvedimenti del Garante, in particolare delle prescrizioni del Provvedimento generale sulla videosorveglianza dell’8 aprile 2010, nel quale, tra l’altro, si afferma l’esclusione dell’applicazione del principio del silenzio-assenso in questo caso specifico. "

Quindi ribadisce che  la formulazione dell’articolo 4, primo comma, della legge n. 300 del  70 non consente la possibilità di installazione e di utilizzo degli impianti di controllo in assenza di un atto espresso di autorizzazione, sia esso di carattere negoziale (l’accordo sindacale) o amministrativo (il provvedimento). 

Tale interpretazione  tra l'altro è condivisa  anche  dalla  giurisprudenza di cui si ricordano in particolare le sentenze  Cass.pen.n.22148/2017,  Cass. pen. n. 51897/2016; Cass. civ. n. 1490/1986.

 

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